Dal Mondiale al processo Senna: le due facce di Frank Williams

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Dailypain
view post Posted on 8/9/2009, 15:05




Repubblica — 30 ottobre 1997 pagina 53 sezione: SPORT

IMOLA E' in una sala da ballo per pensionati, adattata ad aula di giustizia, la prima uscita pubblica di Frank Williams campione del mondo. Niente feste, niente trionfi. Solo un' aula di tribunale, anzi di pretura, dopo il grandioso exploit di Jerez de la Frontera. La polvere del banco degli imputati, dopo la gloria sfolgorante del podio più alto. L' accusa di omicidio colposo per la morte di Ayrton Senna, invece degli allori. Lui però non se ne duole. Perchè si sa (Williams lo sa) "la vita è così. La mia è comunque molto interessante", dice, nel suo italiano impeccabile, poggiandosi ad un telaio metallico che lo fa stare in piedi, al termine di un interrogatorio durato due ore davanti al giudice del processo Senna.
Due ore sulla sedia a rotelle a spiegare che lui, di piantoni e problemi ingegneristici, non ne sa niente. Due ore con il solito pullover grigio a V e la camicia bianca col colletto abbottonato - senza cravatta - a ripetere: "Non è quello il mio campo. Io mi occupo di questioni economiche. In Formula 1 ci vogliono sempre tanti soldi". E si capisce che gran parte dell' interesse della vita di cui parla, l' imputato Williams lo attribuisce all' altro Williams, svariate volte campione mondiale con la scuderia che ha fondato vent' anni fa, in mezzo al verde dello Yorkshire. Otto premi, sommi, ai suoi costruttori; sette ai suoi piloti. A raccontarlo ci pensa un filmato passato in aula sulle tivù a circuito chiuso. Un filmato che sembra uno spot. "Guardate come siamo belli e bravi. Guardate come facciamo bene le cose", dice implicitamente. E il messaggio è indirizzato a tutti, giudici e giornalisti. Intanto, una voce fuori campo spiega, fra l' altro, che uno degli obiettivi principali dell' azienda è la sicurezza dei suoi piloti. E la morte di Ayrton allora, quel 1. maggio del '94, sul circuito di Imola? Come è potuto succedere? "L' opinione più diffusa è che l' incidente non sia stato dovuto alla rottura del piantone dello sterzo. Tuttavia dopo quella gara, ritenemmo prudente cambiare i piantoni di tutte le nostre auto, anche se li avevamo controllati ed erano a posto. Sì, è vero, sul piantone io avevo dei dubbi, e li aveva tutto il team. E questo è il motivo per il quale oggi siamo qui, per cercare di capire cosa sia successo realmente". E' secco, Williams, mentre risponde alle domande del pm Maurizio Passarini. A tratti duro e sottilmente ironico. Come quando dice: "Un gran premio è una cosa difficile.... No, non so come mi sarei comportato se avessi saputo che il piantone aveva segni di 'fatica' per i tre quarti della circonferenza e per il 40 per cento della sezione. So però che l' aereo su cui sono arrivato ieri, nei metalli, aveva sicuramente segni di 'fatica' . Sulle auto da corsa è normale. Anche le rotture sono piuttosto normali. Nell' 80, in Argentina, alla Ferrari di Villeneuve si ruppe il piantone. Sa, devo anche dire che in F.1 il modo migliore per creare incidenti è coinvolgere nelle scelte tecniche persone incompetenti. Come me e come lei, dottor Passarini". E ancora, al pm che gli mostra l' elaborazione del filmato tratto dalla camera car di Senna: "Lei vuol sapere di quel bottone giallo che si vede sul monitor? Onestamente per me potrebbe essere anche un corn flake, perchè io di questi problemi non ne so niente. Come ho già detto, le mie attività sono altre". Poi il grande boss lascia l' aula e si addolcisce. Anzi fa di più. Smentisce le dichiarazioni di due anni fa, quando fu accusato e poi rinviato a giudizio. Ed eccolo rispettoso verso la giustizia italiana: "Non ho mai pensato che questo fosse un processo ingiusto.
Senna è morto a Imola. Ho sempre riconosciuto che dovesse esserci un giudizio in Italia. Sono stato trattato benissimo, con molta cortesia, sia dal pm Passarini che dal pretore Antonio Costanzo. Sono fiducioso. Non temo il futuro". Eccolo magnanimo: "Non credo che lasceremo il circuito di Imola, anche se ci saranno delle condanne.
E' un' ipotesi che non fu fatta da me. Comunque vedremo quando sarà il momento". Eccolo possibilista sulle cause della morte di Senna: "Non so cosa sia successo. Penso però che le nostre teorie siano più valide di quelle del pm. Forse l' assetto della macchina era troppo basso, forse la pressione delle gomme era troppo scarsa per via dei tanti giri fatti dietro la safety car. Ma non è chiaro".

- Paola Cascella
 
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